Sono ormai passati circa tre mesi da quando il Covid-19 è arrivato in Italia e, anche se di certezze ultimamente ne abbiamo poche, quello su cui tutti possiamo concordare è che le nostre vite sono cambiate. Il come forse ancora non sappiamo definirlo, ma confrontarci con quello che pensano gli altri potrebbe essere un modo per capirlo meglio.
Abbiamo quindi pensato di raccogliere qualche testimonianza, attraverso delle interviste in cui chiediamo ad alcuni lavoratori e lavoratrici cosa pensano di questa situazione e come sono cambiati il loro lavoro e la loro vita durante la pandemia.
Cosa pensi della situazione?
Federica (dipendente di un supermercato): La situazione che stiamo vivendo non è facile. Siamo sempre stati abituati a fare ciò che ci pare e piace ed ora ci ritroviamo chiusi in casa e non possiamo fare praticamente nulla! Inoltre bisogna prestare molta attenzione a qualsiasi cosa si fa, per non rischiare di mettere in pericolo noi stessi e gli altri. È una situazione complicata. Nessuno si sarebbe mai aspettato di vivere un’emergenza del genere.
Rino (Conducente di linea servizio pubblico area metropolitana Milano): Quello che sta accadendo è qualcosa di nuovo che ha colto tutti, dalla singola persona alle istituzioni, impreparati. Il mio timore e che le conseguenze attuali siano solo una parte di ciò che ci potrebbe toccare in futuro se non avremo una maggiore considerazione di chi siamo e di come siamo tutti interconnessi. Più che un pensiero definito ho una speranza: auspico che tutti imparino da cosa sta succedendo perché, anche se ciò che ci sta colpendo è inedito, credo che da tempo il nostro pianeta sia da noi troppo stressato e che di conseguenza tutto ciò fosse prevedibile; spero che in futuro si abbia il buon senso di agire sulle cause e non solo sugli effetti.
Lorenzo (insegnante della scuola primaria): Secondo me è stato un evento unico, sia in positivo che in negativo. Ci ha permesso di riscoprire cose alle quali non prestiamo attenzione per mancanza di tempo, necessità o voglia. Cerco di vedere il lato positivo della cosa per non buttarmi giù.
Stefania (ausiliare alle vendite): La situazione non è facile, non sono sicura che migliorerà tanto presto. La cosa importante è davvero stare a casa e non uscire per motivi inutili, come fare la spesa più di una volta a settimana o fare passeggiate. È difficile, ma se molliamo si prolungherà soltanto senza migliorare.
G. (infermiera): Ci troviamo di fronte a questo nemico invisibile estremamente subdolo di fronte al quale fino a qualche tempo fa eravamo completamente disarmati. Ad oggi la situazione e’ decisamente migliorata, anche se e’ assolutamente vietato abbassare la guardia! Studiando i casi uno ad uno si può dire che si e’ arrivati a somministrare farmaci che aiutano, anche se una terapia ad hoc non esiste ancora. È fondamentale, come già detto migliaia di volte attuare quelle norme igieniche che proteggano noi e gli altri.
Com’era prima il tuo lavoro e in che modo è cambiato con il coronavirus?
Federica: In questo periodo il mio lavoro è cambiato molto. Essendo sempre a contatto con la gente sono state imposte molte regole e non si può più avere il contatto con il cliente come prima! Si prendono molte più precauzioni sia nelle pulizie che nel rapporto con le altre persone.
Rino: Il mio lavoro per sua natura già in condizioni relativamente normali è carico di responsabilità. Senza retorica fare il conducente di un autobus è paragonabile (a livello di responsabilità) ad un capitano di una nave, tutto ciò che accade in vettura è sotto la nostra responsabilità (non solo quella che concerne il codice della strada) però a differenza del capitano, noi non abbiamo nessuna autorità per far rispettare norme e regole. Questo, spesso, ci mette in una situazione di frustrazione. Per spiegarmi meglio faccio un esempio: Se un passeggero trasgredisce le nuove normative salendo sull’autobus senza mascherina o se si crea una situazione dove il numero dei passeggeri supera il consentito l’unica cosa che teoricamente ho la possibilità di fare è una segnalazione in sala operativa. Ma non ho però facoltà di interrompere il servizio, rimanendo comunque responsabile di ciò che accade, quindi, anche nell’eventualità in cui qualcuno si dovesse ammalare (compreso me).
Lorenzo: Il mio lavoro è cambiato drasticamente. Essendo un insegnante, si è passati dal contatto diretto alle lezioni a distanza. Ciò ci ha dato modo di scoprire nuovi metodi educativi con cui fare lezione e metodi nuovi tecnologici. Sicuramente il contatto è carente e l’empatia è più difficoltosa, l’ambiente è una grande mancanza sotto ogni punto di vista. Però il programma si riesce a portare avanti: è più dispersivo, ma c’è la collaborazione di tutti. L’importante è che gli insegnanti non sovraccarichino gli studenti, comprendendo che anche loro vivono una situazione delicata.
Stefania: Il mio lavoro prima non era leggero: è molto fisico e stancante, ma dopo il Coronavirus è decisamente peggiorato. Arrivano bancali su bancali di merce ogni giorno, e le persone fanno la spesa come se dovessero prepararsi alla fine del mondo. All’inizio della quarantena non riuscivamo a mettere la merce sugli scaffali: la consegnavamo praticamente direttamente nelle mani dei clienti. Inoltre ora la merce richiesta è raddoppiata, e anche le spese online. Per le spese online non è stato aggiunto personale, e quindi, oltre al normale lavoro, dobbiamo occuparci anche di quelle, raddoppiando il lavoro.
G.: Io amo il mio lavoro. Il paziente e’ una persona fragile che necessita del mio aiuto e in questo periodo il senso di impotenza e’ stato ahimè’ terribile: il perdere così tante persone in poco tempo ci ha messo duramente alla prova, sia fisicamente che psicologicamente. Questa situazione ci ha fatto davvero riflettere: ad ogni inizio turno ci si fa forza l’uno con l’altro con una pacca sulla spalla… e quando le gambe cedono dalla stanchezza, il camice e la maschera sono troppo pesanti e fa caldo… ci si guarda e si va avanti! Dobbiamo resistere… perché’ c’è’ chi ha bisogno di noi e non possiamo mollare, non dobbiamo mollare! Mi chiedi cosa è cambiato? Che amo ancora di più questa professione e che brindo al valore di ogni singolo giorno!
Le persone che lavorano con te rispettano le norme? E i clienti?
Federica: I miei colleghi rispettano le regole. I clienti, purtroppo, non sempre. Proprio per questo bisogna prestare ancora più attenzione ai loro comportamenti. Non tutti capiscono la situazione e spesso la sottovalutano. In molte situazioni ci troviamo a “riprendere” il cliente per un comportamento sbagliato!
Rino: Tendenzialmente i miei colleghi sì, i clienti/passeggeri, che ovviamente in quella che è stata la fase uno della crisi sono diminuiti parecchio, dopo un primo periodo di disinformazione hanno adoperato comportamenti più prudenti. Inoltre tanta gente che purtroppo una casa non ce l’ha spesso si rifugia sui mezzi, e parecchie persone in questo periodo sono in difficoltà, credo sia comprensibile che fossero in giro.
Lorenzo: Le lezioni ormai si svolgono a distanza, quindi le norme sono tutte rispettate necessariamente. I bambini reagiscono bene alle lezioni, si impegnano e restano concentrati per quanto possono (sono piccolini), anche se qualcuno ogni tanto salta le lezioni.
Stefania: All’interno del personale sono rispettate tutte le norme, tranne la misurazione della febbre del personale all’entrata. I clienti le rispettano meno. All’inizio erano davvero pochi i clienti con la mascherina, e soprattutto ci sono persone che vengono per comprare cose inutili (una signora ha comprato solo acetone per unghie) o che si presentano anche più volte al giorno.
G.: Chi lavora con me ed in generale all’interno dell’ospedale indossa correttamente i dispositivi di protezione; purtroppo per qualcuno all’esterno non è così.
Come affronti psicologicamente la giornata?
Federica: All’inizio è stato davvero difficile accettare il fatto di andare a lavorare a contatto con la gente tutti i giorni: non sai mai con chi ti rapporti e chi hai davanti. Ora sono un po’ più tranquilla ma andare a lavorare non è come prima.
Rino: Nel mio caso personale la cosa più difficile è stare lontano dagli affetti. Per il resto considero anche il lato positivo, tutto ha rallentato e paradossalmente tutto ha una dimensione più naturale.
Lorenzo: Personalmente, all’inizio era più difficile, ma pian piano ci si deve abituare. Bisogna farci i conti e provare a viverla bene, scoprendo ogni giorno nuove cose da fare. Una volta finito il lavoro non bisogna perdere tempo, ma dedicarsi a cose che si ha piacere di fare e per le quali di solito non c’è tempo.
Stefania: La giornata è difficile da affrontare. All’inizio di più, ora piano piano ci stiamo abituando. Oltre al lavoro ognuno a casa ha delle responsabilità: figli, una casa, degli impegni, animali domestici… non ci fermiamo al lavoro, siamo sempre presi da tante cose e psicologicamente è difficile.
G.: Anche in questo periodo si fa un bel respiro, ci si supporta a vicenda… e si parte per questa avventura nuova ogni giorno!
(N.B. interviste fatte alla fine del mese di Aprile)
Giorgia Di Domenico, Giulia Erialti, Eleonora Sbarsi (interviste)
Chiara Painelli (introduzione)