Noi e…
Un anno fa…
È già passato 1 anno da quel fatidico 21 febbraio 2020, giorno in cui la vita di noi studenti, in particolare, è cambiata, giorno in cui abbiamo iniziato a stare a casa da scuola.
Chi non era felice di saltare un sabato mattina di scuola, e poi un altro giorno, una settimana,… Vacanza anticipata, pensavamo, sottovalutando un po’ la situazione, ma ci sbagliavamo.
Poi è arrivata la prima interrogazione a distanza e abbiamo iniziato a pensare: “La prof non poteva aspettare il ritorno a scuola? Tanto la settimana prossima torniamo!”.
Le settimane divennero mesi e i nostri pensieri iniziarono a cambiare.

Iniziarono le lezioni a distanza e il disorientamento generale anche dei prof che ci chiedevano se erano gli unici a farle, data la stranezza di quella condizione.
La situazione peggiorava sempre di più e iniziarono ad arrivare i calendari con lezioni, verifiche e interrogazioni programmate.
Iniziarono i canti sui balconi, gli arcobaleni disegnati e la scritta “andrà tutto bene” che ci facevano sentire tutti più vicini, tutti sulla stessa barca. Non c’era distinzione perché il covid non guarda di che colore hai la pelle, o quanti soldi hai in banca.
Chiusi in casa. Zero rapporti con l’esterno. Routine scombussolata.
C’eravamo noi, fortunatamente la nostra famiglia e la tecnologia. Dell’importanza della famiglia magari un’idea già ce l’avevamo, ma chi avrebbe mai pensato che la tecnologia sarebbe diventata così importante? Senza di essa saremmo rimasti mesi e mesi senza avere rapporti con amici e familiari, chiusi in noi stessi. Però in quel periodo di conoscenze ne abbiamo fatte, abbiamo conosciuto una persona molto importante che rimarrà sempre al nostro fianco: noi stessi. Abbiamo scoperto passioni, fragilità, abbiamo capito l’importanza che hanno per noi alcune persone, vicine e lontane nello spazio, e dato più peso all’utilizzo del tempo.
Abbiamo rivalutato i mezzi di trasporto sempre troppo affollati e quegli abbracci alla mattina, quelle ansie condivise che ci facevano sentire più vicini.
Chi l’avrebbe mai detto che ci sarebbero mancate così tanto tutte queste cose? Nessuno, perché non pensavamo di perderle così velocemente.
E quindi che fare in zona rossa? Ci siamo dovuti reinventare una routine per non cadere nell’angoscia più profonda, e quindi via con videochiamate, esercizio fisico, cucina, disegno, e tanto altro.
È passato un anno e noi sempre più perplessi ci chiediamo come sarà il domani. Ci muoviamo spauriti e dubbiosi su un filo di incertezza come funamboli in una notte senza stelle e cerchiamo disperati risposte desiderando una parvenza di stabilità e tranquillità.

Perdiamo il sonno chiedendoci come sarà a giugno, cosa succederà sabato, come saremo noi un giorno da adulti.
Il futuro è un’incognita che fa paura e per chi si appresta a decidere la propria strada in questi giorni, l’avvenire è un salto nel buio.
In una società già minacciata da fondamenta liquide noi giovani paghiamo il prezzo più alto. Impreparati ad affrontare responsabilità enormi e lasciati a noi stessi davanti ad una crisi economica, ambientale e umanitaria epocale.
Ammazziamo il tempo, pensiamo ad altro, ma la tempesta è ad un passo da noi e non possiamo ignorarla per sempre.
A distanza di un anno ci ritroviamo nella stessa situazione ma più consapevoli, più esperti nell’utilizzo delle varie piattaforme ma con un pensiero fisso: torneremo mai alla normalità o diventerà questa la normalità?
Selma Elbourkhisi, Caterina Pia Polizzi