L’Insulto è un film del 2017 diretto da Ziad Doureri che vede come protagonisti Tony Hanna, un cristiano libanese e membro del partito cristiano e Yasser Abdallah Salameh, un rifugiato palestinese.

Il primo contatto fra i due avviene quando Yasser, in qualità di capo cantiere, va a bussare a casa di Tony per chiedere il permesso di sistemare un tubo di scarico illegale che va a finire sulla strada. Quest’ultimo rifiuta, ma Yasser insiste e lo fa contro la volontà di Tony. A quel punto Tony spacca il nuovo tubo di scarico, innescando la reazione di Yasser che finisce per “dargli del cane”. Tony capisce dall’accento che il capo cantiere è un rifugiato e pretende delle scuse da quest’ultimo.

La vicenda da lì si articola, facendo trasparire sempre di più il risentimento da parte di entrambi per le origini dell’altro. L’odio viene fuori e l’altro inizia a essere visto non più in quanto singolo, ma in quanto appartenente ad una categoria, un gruppo.
E’ proprio quando l’altro perde la propria individualità che iniziano le discriminazioni, quando si inizia a vedere solo un “noi” e un “loro”. Si vedono solo le differenze e si esalta se stessi sminuendo l’altro.
Il film fa del tema del conflitto la sua colonna portante, un conflitto che apparentemente potrebbe sembrare un comune litigio, ma che in realtà nasconde cause più profonde: pregiudizi e rancore.
I protagonisti di fronte l’un l’altro portano il peso del passato del loro gruppo di origine, un po’ come gli ebrei che per secoli erano stati accusati di deicidio (in un’ottica religiosa).
Quest’ultimo esempio fa trasparire quanto la vicenda trattata sia universale e sia solo l’esempio di chissà quanti conflitti familiari, sociali, politici nati dall’odio generalizzato verso una categoria.
Per chiunque senta vicino il tema del conflitto e dell’odio questo film è un must e non può mancare di certo nella lista dei film da vedere.
Marco Fontana